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EDIPO RE

 

NUOVA PRODUZIONE

Scheda Artistica

EDIPO RE
da Sofocle a Pasolini

di Ulderico Pesce
con
Maria Letizia Gorga  Maximilian Nisi  Ulderico Pesce

consulenza artistica
Anatolij Vasil’ev

Musiche tradizionali dei popoli Arberesh stanziati in Basilicata e Calabria,
canti Grecanici del salento e della tradizione pastorale lucana

LA STORIA NARRATA

Giocasta e Laio generano un bambino nonostante l’oracolo di Delfi gli abbia detto: “Se avrete un figlio, ucciderà il padre e farà l’amore con la madre”. Impauriti prendono il nuovo nato, gli legano i piedini ad un bastone, come se fosse un capretto, e lo consegnano ad un pastore fedele che dovrà ucciderlo sulla montagna.

I piedini del bambino sono molto gonfi per via delle strette della corda ecco perché il pastore, per pietà, non lo uccide, e lo chiama Edipo, che in greco antico significa “piedi gonfi”.

Edipo gioca con gli antichi campanacci delle vacche che il pastore usa per la transumanza, cresce e diventa grande. Ad un incrocio, senza saperlo, ammazzerà suo padre, in seguito, si accoppierà con sua madre.

 

 

IL NOSTRO EDIPO

Un testo scritto da Sofocle, reinterpretando il mito, nel 425 a.C., come può essere messo in scena oggi cercando di non tradirlo ma di renderlo, nello stesso tempo, comprensibile ad uno spettatore moderno?

Come sottrarsi dal desiderio di contaminare il testo fonte di Sofocle con la rilettura cinematografica di Pasolini? E ancora, come fare a non lasciarsi influenzare dagli studi di antropologia, legati al tema, portati avanti da Ernesto De Martino e altri studiosi?

Per la rilettura del testo e la messinscena di Edipo Re siamo partiti da questi interrogativi.

LA MORTE DI LAIO: IL RE GIUSTO

L’Edipo di Sofocle ha inizio con la pestilenza che affligge la città. Laio, il re giusto, è morto da tempo, sembra che la memoria di questo re sia in parte svanita. Solo il ritorno di Creonte dall’oracolo di Delfi, dove è stato mandato proprio da Edipo per sapere cosa fare per stroncare i mali che hanno invaso Tebe, riporta l’attenzione su Laio, il re giusto, e infatti il messaggio dell’oracolo è chiaro: “Per sconfiggere la morte che sconvolge Tebe si deve trovare l’assassino di Laio.”

Nella nostra messa inscena, la morte di Laio, il re giusto, acquista una posizione centrale tanto da iniziare con una sorta di “funerale” in suo ricordo. E’dalla morte di Laio che inizia il male, dalla sua uccisione avvenuta proprio per mano di Edipo. Con la morte del re Laio viene sconvolto un ordine cosmico dove l’armonia tra uomo, natura e Dio era totale, è questo sconvolgimento, provocato inconsapevolmente da Edipo, che porta la tragedia. La bara del re Laio nel nostro spettacolo starà sempre in scena e diventerà il letto dove Giocasta si accoppierà con Edipo, senza sapere che è proprio lei che lo ha generato, la stessa bara rappresenterà il luogo dove il pastore rivelerà ad Edipo la sua vera identità e quindi il suo passato. La bara diventa il simbolo di un passato e di un’identità del quale l’uomo moderno non può fare a meno di recuperare. Più Edipo dirà di voler vivere nel presente dimenticando il passato e più si avvicinerà tragicamente ad esso.

Sulla bara del padre, Edipo, riconquisterà il suo “essere primo”, la sua identità, solo allora potrà ripartire un modello di vita comunitaria infranto da Edipo che vedeva in stretto contatto l’uomo, l’ambiente, il paesaggio, la spiritualità, le leggi della vita “comunitaria”, lo Stato come forma di “vita in Comune” e la storia.

Si potrà obiettare che anche Laio ha la colpa di aver generato un figlio nonostante l’oracolo gli avesse predetto, e non vietato, che se avesse generato un figlio sarebbe morto per mano sua. Ma l’errore di Laio è un “dolce smarrimento provocato dall’amore per Giocasta” senza il quale errore non può partire il racconto.

Nella struttura narrativa sofoclea l’uccisione di Laio passa quasi in secondo piano rispetto all’incesto. Nella nostra messa in scena invece, riacquista importanza e centralità rappresentando la fine di un “mondo armonico”. Con Laio non solo muore un re giusto che riesce a governare in sintonia con la natura e il mondo degli Dei, ma muore “l’età dell’oro”, un’età arcaica, di tipo contadina e pastorale che viene sconfitta e distrutta dal mondo razionalistico, “tecnologico” e moderno di Edipo. Per dirla con le parole di Pasolini: “viene messo in crisi quel mondo contadino preindustriale dove i sentimenti umani si realizzavano con maggiore compiutezza rispetto ad oggi.”

 

Sedi e Social

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85040 Rivello (PZ)

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Contatti

Direzione Artistica
Ulderico Pesce: +39.331.42.16.529
 
Direzione Organizzativa e Amministrativa
Nicoletta Pangaro: +39.345.35.58.969
 
Comunicazione
Nicola Ferrari: +39.320.94.35.130

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